“Ogni neonato che aiutiamo a venire al mondo con dolcezza, ogni neonato che allattiamo, ogni madre che proteggiamo, sosteniamo, onoriamo,

è un passo avanti verso una società globale sana e in pace.” Ibu RobinLim

sabato 18 febbraio 2012

Una Nascita Speciale (?)


Rimanendo in tema di neve, isolamento e situazioni critiche, qualche giorno fa il telegiornale ha trasmesso la notizia della nascita di una bimba.
Cosa c’è di speciale in tutto questo, direte voi?
Bhe, diremmo che di speciale ha il fatto di essere nata in casa, con l’aiuto di un vicino. Bloccata dalla tormenta di neve in corso, la giovane mamma ha cercato di chiedere aiuto, ma la stessa ambulanza è rimasta bloccata lungo la strada resa impraticabile per la neve. I soccorritori hanno proceduto a piedi, ma nel frattempo la bimba è nata senza alcuna complicanza nel tepore della sua casa. 
Una nascita speciale.
Davvero?
Davvero credete che sia così tanto speciale?
Mio figlio di 10 anni, ascoltando insieme a me la notizia, ha commentato: “bhe? e allora? cosa c’è di così tanto speciale? perchè lo dicono al telegiornale?? Anche mia sorella è nata in casa e nessuno ha detto niente!” e se ne è andato senza capire il motivo di tanto scalpore.
Questo fatto mi ha colpita moltissimo.
E, non lo nascondo, mi ha anche inorgoglito.
Mio figlio non trova nulla di eccezionale in un parto vissuto in casa.
E l’ho considerata una cosa stupenda.
Stupenda perchè il suo vissuto di fratello maggiore di una bambina partorita a domicilio (per scelta e con adeguata assistenza ostetrica) è così ingenuo e trasparente da renderlo ancora più bello e profondo. Stupenda perchè è un vissuto che gli rimarrà dentro per sempre. Un vissuto positivo, sereno e dolcissimo che lo renderà un padre particolarmente sensibile e attento. Stupenda perchè è un vissuto che considera la nascita in casa una cosa normale, nel senso di norma/prassi, una cosa semplice, fattibile e condivisibile. Stupenda perchè tutto ciò è determinante per la sua formazione e la diffusione di un modello culturale di nascita “normale” e non eccessivamente medicalizzato. Stupenda perchè mi conferma che quello che sto vivendo e trasmettendo ora ai miei figli rimarrà per sempre impresso nella loro mente e nel loro cuore, e questo mi dà speranza circa le loro scelte e i loro vissuti futuri.
Un pediatra, recentemente ascoltato in televisione, ha detto, commentando la scelta di uno svezzamento naturale:  “anche il figlio di un mio collega è stato svezzato con il metodo dello svezzamento complementare e in modo vegetariano... ciò non toglie che a 3 anni all’asilo si sia fiondato a mangiarsi con gusto una fetta di salame!”. 
Rispondo a questo pediatra, commentando i vissuti di mio figlio, con queste parole :“per quanto una mela, cadendo dall’albero che le ha dato la vita, possa essere sospinta lontano da un colpo di vento, essa non cadrà mai troppo lontano dal suo albero!”

venerdì 17 febbraio 2012

Latte e Neve


“.....non riesco a portare a casa delle bottiglie d' acqua, ho due bambini e sono senza macchina, tre giorni che manca l'acqua e le scorte di acqua potabile sono agli sgoccioli. Ci rimangono 2 bottiglie.... io non so che fare. Tanto per farvi sapere, in paese ci sono case che non hanno nemmeno la luce, si parla tanto della mancanza della luce, e sono d'accordo, per i riscaldamenti ma anche senza acqua si muore. Possibile che nessuno pensi a distribuire dell'acqua? Qui c'è gente che prende la neve e la fa sciogliere nelle pentole, io non posso dare quell'acqua ai miei bambini. Confido che il vostro giornale, che ho sempre stimato, alzi questa questione, che mi sembra sia stata poco sottolineata. mamma G” (estratto dal sito “Libero 24x7” -17 febbraio) 
Mezza Italia si è trovata improvvisamente sotto la neve. In alcuni casi proprio schiacciata dalla neve, isolata, in situazioni di vera criticità.

Mentre osservavo le immagini drammatiche provenienti dai telegiornali mi è spesso passata per la mente la parola “emergenza”. In questi anni mi è capitato più volte di parlare e leggere di nascita e allattamento in situazioni di emergenza. Solo pochi anni fa il tema annuale della Settimana Mondiale per l’Allattamento Materno (SAM) era proprio questo. E tutto il mondo ha prestato attenzione alle situazioni disperate del dopo tsunami, dell’uragano Katrina, del terremoto ad Haiti. 
Tutte situazioni lontanissime da noi.
Così tanto lontane che quasi non riusciamo a percepirle, a viverle nel  profondo, quasi nemmeno ad immaginarle. E così, sempre troppo velocemente, si dimenticano.
Eppure nello stesso anno in cui la SAM contribuiva a diffondere importanti e utili documenti sulla gestione delle emergenze per la tutela della salute materno-infantile, proprio in Italia si è verificata una nuova emergenza. Il terremoto a L’Aquila.
Ed improvvisamente la parola emergenza è diventata vicinissima. Vicinissima ai nostri sguardi, ai nostri vissuti, ai nostri cuori. E ci siamo resi conto che le emergenze accadono anche da noi, anche ai nostri giorni, anche alle nostre mamme e ai nostri bambini.
E accadono anche solo per una semplicissima ondata di neve e freddo.
Come in questi questi giorni.
Case isolate, interi villaggi irraggiungibili, una moltitudine di famiglie senza acqua nè riscaldamento, spesso anche senza gas ed energia elettrica. E questo non per qualche ora, ma a volte per interi giorni.
Ed è così che ho ripensato molte volte alla parola “emergenza” e ai documenti con le raccomandazioni nella gestione delle emergenze in ambito materno-infantile.
Eh sì. Perchè sotto la neve, in Italia, isolati da tutto per giorni, ci sono state anche molte mamme e molti bambini. Alcuni anche molto piccoli, alcuni neonati, alcuni in attesa di nascere nel ventre caldo della propria madre. 
E non ho potuto fare a meno di pensare (scusate la deformazione professionale) alla situazione dei bambini allattati artificialmente. In una situazione nella quale anche solo reperire le giuste scorti di latte artificiale diventa difficile, immaginiamo la preparazione di un biberon di latte. Per ricostituire correttamente e in totale sicurezza il latte formulato (secondo le direttive OMS) c’è bisogno  di far bollire e sterilizzare l’acqua potabile (anche quella in bottiglia) portandola a 100°C e poi a 37°C, sciogliere la polvere nell’acqua sterile e somministrarla in un contenitore (biberon e tettarella) pulito e possibilmente sterilizzato. C’è quindi bisogno di acqua pulita e di gas (o energia elettrica) per sterilizzare il tutto. Nel caso di latte artificiale liquido la sicurezza contro la presenza dei batteri è più alta e non c’è bisogno di acqua sterilizzata, ma c’è bisogno di un frigorifero perfettamente funzionante e di scorte maggiori in quanto se ne consuma molto in brevissimo tempo. 
Lascio a voi immaginare la scena e trarre le dovute conclusioni.
Non siamo in Africa, non siamo in presenza di uno tsunami. 
Siamo in un Italia sotto la neve, eppure anche solo preparare un biberon di latte in certe circostanze può essere considerato una vera e propria emergenza.
Cosa dire allora?
Cosa dire di fronte ai contenuti dei documenti OMS che raccomandano che durante le emergenze le forniture gratuite di latte artificiale non devono essere indiscriminate e massicce ma essere rigorosamente controllate? Come si gestisce un allattamento artificiale quando non si possiede acqua sterile nè frigoriferi funzionanti?
E’ una situazione davvero così inimmaginabile, davvero così remota e lontana??
Non è forse meglio prevenire e sostenere adeguatamente la coppia mamma/bimbo anche e soprattutto durante una emergenza, preparandola ad allattare esclusivamente al seno il proprio neonato? aiutandola piuttosto a trovare un ambiente pulito e sano e nutrendola adeguatamente?
E forse allora, anche nel nostro paese, anche nella nostra comoda e facile Italia, possiamo pensare che prevenire è meglio e che allattare al seno può rappresentare una garanzia di salute e benessere in ogni circostanza, anche quella di una emergenza. 
Anche sotto la neve.

domenica 12 febbraio 2012

Zucchine e Patatine Fritte


E’ domenica. La Messa, il vestito buono, il pranzo...
Sì. Quel pranzo che dovrebbe essere IL pranzo per eccellenza. La Festa. Il momento dove la famiglia finalmente si riunisce con calma e si prende il tempo per gustare cibo e compagnia, il dolce e la dolcezza dello stare insieme. Bene. Peccato che non sempre sia così. In casa mia il momento del pranzo è un delirio che rasenta l’incubo.
Specie quello della domenica!
Ogni volta c’è qualcosa che non va.
Il sugo perchè è rosso, la pasta con l’olio perchè ha l’olio, quella con il ragù perchè ha pezzetti di cipolla che spuntano quà e là, le verdure perchè sono verdure e non sia mai che qualcuno sappia che ho ingerito impunemente delle cose di colore verde!!!!!!! E così via!
Alla faccia dell’attenzione spasmodica che ho sempre prestato all’alimentazione nella primissima infanzia!! Nessun omogeneizzato, rarissime farine precotte, e rigorosamente tutto biologico. Tanta frutta e verdura, pochissima carne (non sono vegetariana ma di certo non abuso di carne..), ottimo pesce, svariati legumi, latte di soia, yogurt bio senza zuccheri etc. etc.. Il tutto a partire dopo il 6 mese (con la mia seconda anche quasi al 9 mese), senza sospendere il preziosissimo allattamento al seno, e il tutto condiviso dall’intera famiglia. Io per prima. 
E tutto andava bene. Fino ai 3/4 anni i miei figli hanno mangiato che è un piacere. Tutto e sano. Uno dei piatti preferiti era la pasta con le zucchine e il passato di verdura. Quale soddisfazione! Il mio primo figlio non ha mai visto una merendina e ha scoperto l’esistenza delle caramelle all’ingresso della scuola materna (quando con mio enorme disappunto la maestra gliene ha data una senza il mio permesso!). Lui che mangiava cioccolato solo a Pasqua e una delle sue merende preferite era lo yogurt con la frutta fresca. 
Mio orgoglio e soddisfazione!
E quale bellissima sensazione vedere il mio nipotino di quasi un anno mangiare con gusto fusilli (interi) e fagiolini o sapere che il figlio della mia mitica socia a due anni ha come piatto preferito la pasta coi broccoli!
Insomma, un osanna alla cosiddetta “alimentazione complementare del lattante”, così come prescritto dai dettami dell’OMS, che non prende minimamente in considerazione nè omogeneizzati, nè pappe pronte, nè farine speciali pieni di conservanti, dal sapore alterato e dalla consistenza perennemente cremosa.
Ma poi cosa succede??? Cosa è successo ai miei splendidi bambini dall’alimentazione perfetta?
Non lo so. Credo siano stati contaminati dal mondo!
Da quella cultura banale che prevede che le verdure fanno schifo, che i pezzettini di qualcosa di poco identificato che spuntano nel piatto sono paragonabili al peggiore dei veleni, e che la merenda migliore è quella che porta a scuola l’amico e che si pubblicizza in televisione, e che tutto quello che dice la mamma è in generale da aborrire.
Quale delusione e fatica!
La preadolescenza mette alla prova bambini e genitori, coinvolge su tanti fronti e compromette anche i fratelli minori. Ed è così che tutto quello che hai impostato prima viene spazzato via in un attimo, che la sorellina più piccola segue come un’ombra i dettami (ridicoli) del fratello e manda a quel paese tutto quello che finora aveva gustato senza problemi. Ed il pranzo diventa un incubo!
E allora, cosa fare?
Cedere alle mode del momento? Nutrirli di omogeneizzati fino ai 3 anni e imbottirli di “merendine” durante gli intervalli scolastici? Dimenticare le verdure e proporre solo le mitiche “patatine fritte”????
Non ci riuscirei mai.
Ma non posso nemmeno più passare per la mamma “strega” che perde ogni confronto con le altre “meravigliose” mamme degli amici di scuola!
Insomma, parola d’ordine: compromessi e flessibilità!
Come sempre. Come in qualsiasi cosa. Come sto imparando a fare in ogni settore della mia vita di mamma e non solo.
Non posso essere inflessibile. Non posso essere sempre e solo ferma e rigida nelle mie idee. Per quanto idee giustissime e salutari, devo fare i conti con la psicologia. Con quella psicologia particolare che fà sì che tutti i giovani rampolli di casa nostra vogliano contrapporsi a noi e alle nostre idee. Qualunque esse siano. Qualsiasi età essi abbiano.
A due anni, come a 11; sul cibo, così come sul dormire; sui giocattoli così come sui vestiti.
Ed è così che misuriamo la nostra pazienza e il nostro stesso modo di essere.
Quanto rimanere saldi? Quanto concedere? Quanto spiegare e quanto imporre?
Difficilissimo trovare la risposta e la strada giusta.
Diffido moltissimo di tutti gli esperti che propongono “ricette” pronte e “metodi” infallibili.
Non ci credo minimamente. E so per certo che alla lunga non funzionano! Possono apparentemente risolvere un problema circoscritto, una circostanza... ma non risolvono la Vita. Perchè la Vita non si risolve. La Vita la si vive e basta. Giorno per giorno. Con tutte le fatiche, le prove, gli errori che ogni giorno ripetiamo, e che ci mettono continuamente alla prova. A noi, come ai nostri figli. 
Si deve crescere, vivere, sperimentarsi, cambiare e modificarsi ... continuamente.
Trovando giorno per giorno un nuovo equilibrio. Precario, instabile, momentaneo equilibrio... Che ci rende comunque più vere, più umane, più mamme!
Mamme che sanno di zucchine e che profumano di patatine fritte.

mercoledì 8 febbraio 2012

Caos e Vita

La mia casa...  in questo momento eviterei di invitarvi!
Appeso ad una parete del salotto trovereste un delizioso manufatto in decupage dove trionfa la rassicurante scritta “le mamme buone hanno pavimenti sporchi e bimbi felici!”, frase che rileggo e ripenso ogni volta che mi aggiro sconsolata nei meandri polverosi della mia casa. Altrochè bimbi felici! I pavimenti sono sporchi e i bambini assolutamente trasandati. Nessuna scusante, nessuna aura da “buona mamma”. Semplicemente il caos!
Sì. direi che “caos” è la parola che più si addice a questo momento alla mia vita e alla mia casa.
Caos inteso come “situazione primordiale/origine del tutto”... e come tale... “energia pura”: travolgente, confusa, potente, trasformante! Ed ecco perchè i pavimenti restano sporchi.
Quando c’è in atto un evento dalla tale portata, quasi di uragano che ti sconquassa, è quantomeno poco furbo lavare il pavimento. Non è il momento. La potenza del caos è ancora ampiamente in atto, se pulisco ora, un attimo dopo tutto è ancora sporco e rischio solo una disperata inutile contrapposizione a quell’energia alla quale invece è più utile abbandonarsi. Lasciarsi prendere, lasciarsi cullare dal suo vento potente e lasciarsi trasportare in nuove dimensioni. Serenamente. 
Ebbene sì. Sono di nuovo incinta.
Terzo figlio, alla soglia dei quaranta. Desiderato, pensato, cercato. E arrivato immediatamente.  Quasi come un lampo, un guizzo. Giusto il tempo di pronunciare ancora una volta il mio “Sì alla Vita” ... ed eccolo tra noi. Il nostro minuscolo, potentissimo generatore di Caos!!
Ed è così che il Caos dentro di me lavora, lavora, si fa strada, cresce, sconquassa. Come giustamente deve fare ogni nuova creatura, ogni nuova forza generatrice. E dato che la Natura spesso sa essere molto intensa, e io stessa lo sono sempre stata, ecco che il mio piccolo Caos, senza nulla di poetico o delicato, si materializza... in vomito. Solo e soltanto vomito.
E quella tremenda sensazione di attorcigliamento di budella che ti crea un terremoto interiore ogni mezz’ora, che appena cerchi di respirare un momento ti riconduce rapidamente nell’interno del tuo stomaco e ti richiama bruscamente all’ordine ricordandoti che dentro di te c’è la Vita!
Sì. Una nuova vita. Una Vita diversa dalla mia. Un corpo estraneo al mio. Ma inevitabilmente mescolato con il mio, con il mio sangue e i miei pensieri. Una vita che esiste immediatamente, un attimo dopo che l’hai solo pensata, e che è già lì a lavorare dentro di te. Ed ecco il Caos. Il Caos Primordiale che vuole trovare una forma, uno spazio, un ordine tutto suo.
E che, nella sua ricerca, tutto scombussola, tutto cambia, tutto trasforma: il mio corpo, i miei pavimenti, la mia famiglia.
E’ quasi una magia.
Una magia che accade ogni volta, e ogni volta mi coglie di sorpresa ed ingenuamente mi stupisce!
La consapevolezza dei cambiamenti che porta una nuova vita sono ben presenti dentro di me. Ovvio. Ho studiato per anni le dinamiche familiari, le ho vissute in prima persona, le ho accolte e osservate in tutte le donne che hanno attraversato le vie del Melograno.  Ma ogni volta è sempre potente.
Ogni volta è una novità. Tu sei diversa, le circostanze sono diverse, le persone e l’ambiente che ti circondano sono diversi.
Ed ogni volta è un nuovo lavoro.
Magica meraviglia è la gravidanza!
Mentre il tuo corpo e quello di tuo figlio si modificano giorno per giorno, anche la tua vita si modifica. Non sempre la trasformazione va nella direzione che pensavi tu, che ti aspettavi. Anzi. Quasi mai. Altrimenti che senso avrebbe? La vita sarebbe statica, nessuna opportunità di crescita, nessun evento di rinnovamento. Nessuna evoluzione.
Questa è una lezione che ho imparato molti anni fa, alla prima gravidanza:  “i figli non sono figli tuoi, ma sono figli della stessa Vita...” 
E anche la gravidanza non è “cosa tua”. 
Non sei tu che dirigi il gioco, non è un evento che puoi modificare, indirizzare.
Puoi solo accoglierla, accompagnarla, viverla.
Così come ogni nuova vita.
Non ti appartiene. Non la scegli come la vuoi tu, non la “plasmi” come ti fa più comodo. Bensì la devi solo accettare, accogliere, amare. Senza limiti, senza confini, senza compromessi.
E quando la Vita cresce e i figli diventano grandi questa consapevolezza cresce con te. Ogni giorno sempre di più. E ti accorgi che ciò che desideravi bruno è invece biondo, che ciò che pensavi essere rosa è invece azzurro, e che ciò che avevi deciso programmato immaginato è invece completamente stravolto, imprevisto, inaspettato.
E l’unica cosa che puoi fare è decidere come affrontare tutto questo, come vivere la tua gravidanza, il tuo parto, la tua genitorialità, e trovare la giusta consapevolezza.
Quella consapevolezza che ti fa vedere la vita e la gravidanza per quella che è, che ti fa accogliere la vita così come si presenta, che ti fa accettare, vivere e amare ogni tuo figlio, ogni sua espressione, ogni sua scelta. Quella consapevolezza immensa, profonda, serena, che ti fa guardare dentro le tue budella e ti sorprende a sorridere dei suoi attorcigliamenti! Che ti fa guardare allo specchio e nel restituirti un’immagine trasfigurata di te stessa, ti fa sembrare ancora più vera, ancora più donna. Una consapevolezza che ti fa leggere il Caos  improvviso non come una confusione deleteria, ma come una potente energia portatrice di Vita e di Amore!
Ed è così che il Caos si trasforma in Allegria, in Vitalità, in Musica!
E i pavimenti sporchi si trasfigurano in strade polverose di un intenso pellegrinaggio verso la Cattedrale della Vita, e gli altri tuoi figli apparentemente trascurati mostrano invece le loro giovani Vite impegnate nel frenetico lavorìo del diventare improvvisamente più grandi e maturi.... 
E piano piano tutto ritrova un Ordine.
E il Caos lascia semplicemente posto alla Vita.
Silvia